Il mondo di un capoeira

di Mestre Baixnho

http://associazioneitalianadicapoeiramilano.com

Vorrei leggere la dinamica della vita umana muovendo dall’osservazione del mondo di un capoeira (la persona che pratica capoeira, ndr) come possibile modo di vivere nella società attuale. L’approccio particolare con cui un capoeira si cala nella quotidianità rivela la sua tendenza a reagire alle diverse circostanze dell’esistenza con eclettica intuitività. Un capoeira si rapporta alla realtà così come questa emerge, mutevole e a tratti indefinibile, nella semplice esperienza. Egli adegua la mente e il corpo a tutte quelle forme in cui la realtà, nel presentarsi, appare oscillante, imprevedibile, opaca forse. Nel suo muoversi nel mondo, un capoeira non adotta alcun sistema o modello basato su preconcetti teorici, nessuna griglia o tabella che guidi alla scelta più appropriata. Il cuore del suo percorso è indissolubilmente legato alla naturale imprevedibilità e mutevolezza dell’esperienza.
La roda è un ambiente dove il capoeira ha l’opportunità di praticare questo modo di vivere nel mondo. In un jogo può accadere di tutto: la persona con cui sto giocando può, col sorriso sulle labbra, infilarmi all’improvviso due dita negli occhi. Al contrario, il giocatore dall’aspetto più torvo o sfuggente può rivelare un gioco generoso e intelligente.

Il “codice malleabile”, intuitivo e lontano da pregiudizi schematici caratteristico dell’“approccio capoeira” rispecchia, a mio avviso, quella che è la visione più moderna e convincente di approccio scientifico. Mi spiego. La religione, e le scienze che nel passato remoto la servivano, hanno sempre preteso di produrre conoscenza obbiettiva. I “saperi a priori” si basano sull’intima illusione di incasellare e controllare i fenomeni attraverso l’affermazione di concetti e proprietà universali, senza passare attraverso il confronto con la realtà mutevole. Tale impostazione inevitabilmente rischia di incepparsi e porta a rimuovere acriticamente tutto ciò che mostra anomalie rispetto al modello.

Con l’Era moderna emerge un nuovo concetto di verità, che si afferma con il tramonto delle certezze assolute. La verità non è più ancorata a dimensioni sovraumane (Dio; il mondo Iperuranico delle Idee di Platone; il sistema aristotelico-tolemaico), ma è frutto della condivisione di pratiche sociali e discorsive di giustificazione e di controllo: la verità nasce dal dialogo e dal confronto tra esseri umani ragionevoli. Con questa impostazione si cercano certezze plausibili, individuate attraverso uno scambio relazionale. Tale impostazione, tra l’altro, valorizza nuovi strumenti di sapere, in precedenza considerati privi di valore conoscitivo: studiosi dell’arte attribuiscono un quadro ad un autore basando le loro ricerche su particolari apparentemente marginali (il tipo di pennellata, il modo in cui è dipinto un orecchio); i personaggi della nascente letteratura poliziesca, come Sherlock Holmes, fanno dell’insignificante, del dettaglio apparentemente trascurabile, la chiave primaria per arrivare alla soluzione dell’enigma; il genio fondatore della scienza psicoanalitica, Sigmund Freud, utilizza “materiale di scarto” (un lapsus, un’omissione, un sogno) per riscoprire i tratti nascosti di una psiche.

Alla base di tutti questi esiti tanto lontani tra loro, vi è sempre lo stesso approccio conoscitivo. Esso si caratterizza per la centralità data all’individuo, per il rifiuto di metateorie che pretendono di spiegare tutto basandosi su verità rivelate, e per l’utilizzo di piccoli segnali legati all’esperienza per la decodificazione della realtà. Queste osservazioni e spunti potranno apparire poco rituali, ma confido nella disponibilità del lettore per ritornare ora in breve alla questione da cui era mossa la nostra analisi. Il sapere scientifico – come un gioco di capoeira – è una pratica che evolve dialetticamente, senza percorsi prefigurabili né esiti predefinibili. Il dibattito scientifico cresce – così come una roda si anima – di fronte ad una rivelazione inaspettata che consente di rompere modelli già dati (eu vì o siri derrubar caranguejo si canta con euforico stupore in una roda se ad esempio un bambino senza esperienza mette in difficoltà un capoeira che ha già anni di gioco alle spalle).
Ancora. Come la scienza non produce verità obbiettive ma solo proposizioni controllabili, così il gioco non consente di aggrapparsi a schemi predefiniti e rassicuranti, poiché la roda sempre smentisce le certezze e smonta le presunzioni mostrando, ad esempio, il pericoloso inganno di chi, durante un jogo amichevole, mi fa un improvviso sgambetto. Nella capoeira è innaturale qualsiasi tentativo di individuare o stabilire una norma. Non si può distinguere, ad esempio, l’essere alienato o schizofrenico, perché l’approccio aperto e antisistematico, che caratterizza quest’arte, le consente di includere qualsiasi creatura nel proprio mondo. La differenza non significa più, come per le scienze antiche, irriverente disfunzione rispetto ad un quadro teorico di riferimento. L’alienato, il diverso, sono identità specifiche che trovano le loro possibilità in una roda inclusiva.